Le responsabilità del giornalista
I giornalisti, consapevolmente o inconsapevolmente, quando descrivono gli incidenti stradali tendono ad animare le automobili e a deresponsabilizzare gli automobilisti, secondo questo schema molto frequente:
• 𝐀𝐮𝐭𝐨 𝐚𝐧𝐢𝐦𝐚𝐭𝐚 𝐨 𝐚 𝐠𝐮𝐢𝐝𝐚 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐧𝐨𝐦𝐚: spesso l’auto perde il controllo o impazzisce, e qualche volta è addirittura l’auto che ‘fugge’ o ‘non si ferma a soccorrere la vittima’. Ci sono articoli in cui l’automobilista come attore e potenziale responsabile dell’incidente non viene neppure nominato
• 𝐂𝐚𝐮𝐬𝐞 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐢𝐛𝐮𝐢𝐭𝐞 𝐚 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐞𝐬𝐭𝐞𝐫𝐧𝐞: l’asfalto viscido (!), il sole abbagliante, la nebbia, la curva killer, eccetera • Spettacolarizzazione dell’incidente, in base ad eventi fortuiti o non controllabili: carambola, auto impazzita, perdita del controllo, eccetera
• 𝐐𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐥’𝐚𝐮𝐭𝐨𝐦𝐨𝐛𝐢𝐥𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐟𝐚 𝐮𝐧 𝐢𝐧𝐜𝐢𝐝𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐨 (capita circa nel 30% dei casi), l’ipotesi è spesso il malore, causa che però risulta molto poco frequente nelle statistiche
• 𝐐𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚 𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐮𝐭𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐞𝐛𝐨𝐥𝐞, un pedone o un ciclista, allora la vittima diventa il protagonista principale dell’incidente, tipo ‘Investito dall’auto impazzita’; anche in questi casi spesso l’automobilista non viene neppure nominato o citato solo di passaggio
• 𝐋𝐚 𝐯𝐞𝐥𝐨𝐜𝐢𝐭𝐚̀ dell’automobile quasi mai è un problema o ha un ruolo nell’incidente. Quando si parla di velocità è perché è stato determinato che il veicolo andava molto oltre i limiti, altrimenti è un argomento tabù, mai citato; questo avviene nonostante, per esempio, dalle foto siano evidentissimi gravi danni alle auto coinvolte
"𝐼𝑙 𝑐𝑜𝑛𝑐𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑛 𝑝𝑟𝑜𝑠𝑠𝑖𝑚𝑖𝑡𝑎̀ 𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑖𝑛𝑐𝑟𝑜𝑐𝑖 𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑠𝑡𝑟𝑖𝑠𝑐𝑒 𝑝𝑒𝑑𝑜𝑛𝑎𝑙𝑖 𝑠𝑖 𝑑𝑜𝑣𝑟𝑒𝑏𝑏𝑒 𝑟𝑎𝑙𝑙𝑒𝑛𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑣𝑖𝑒𝑛𝑒 𝑝𝑟𝑎𝑡𝑖𝑐𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑚𝑎𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑟𝑑𝑎𝑡𝑜, 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑙 𝑐𝑜𝑛𝑐𝑒𝑡𝑡𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑛 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑖 𝑝𝑒𝑑𝑜𝑛𝑖 𝑜 𝑐𝑖𝑐𝑙𝑖𝑠𝑡𝑖 𝑒̀ 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑜𝑏𝑏𝑙𝑖𝑔𝑎𝑡𝑜𝑟𝑖𝑜 𝑟𝑎𝑙𝑙𝑒𝑛𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑣𝑖𝑒𝑛𝑒 𝑚𝑎𝑖 𝑟𝑎𝑚𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑡𝑜".
Da notare che in molti articoli di cronaca se l’automobilista risulta intossicato da alcol o droghe, questa viene immediatamente individuata come l’ovvia causa dell’incidente. Se invece dall’esame del sangue non risulta niente, questo diventa la dimostrazione della buona fede del guidatore. Ovvero: alcol e droghe vengono individuate come la principale causa criminale di incidente, mentre quando non compaiono, si tratta di fatalità e casi fortuiti, cosa che in realtà è contraddetta dalle statistiche.
Questo schema contribuisce allo scarso allarme sociale del pubblico a proposito delle uccisioni di pedoni e ciclisti.
𝐈 𝐠𝐢𝐨𝐫𝐧𝐚𝐥𝐢𝐬𝐭𝐢 𝐡𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐥𝐚 𝐫𝐞𝐬𝐩𝐨𝐧𝐬𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭𝐚̀ di modificare questo schema cambiando il loro modo di descrivere gli incidenti. Questi cambiamenti potrebbero aiutare il pubblico a identificare i collegamenti fra incidenti apparentemente isolati, aumentando la pressione pubblica per ridurre le morti da incidente stradale. Non basta, la maggior parte delle collisioni sono prevedibili, ovvero frutto di errore umano, a questo punto è particolarmente importante evitare il termine ‘incidente’ quando qualcuno è accusato di infrazioni o reati. Usare ‘scontro’ o ‘collisione’ lascia la questione delle responsabilità aperte, in attesa di ulteriori dettagli.
Sarebbe invece opportuno che i cronisti avessero un minimo di preparazione sulle statistiche dell’incidentalità stradale, anche per inquadrare meglio gli scontri che descrivono e la pericolosità di certi frequenti comportamenti alla guida: velocità eccessiva, distrazione, uso del telefonino, guida aggressiva, eccetera.
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